IGA … Italian Grape Ale

E’ arrivato il momento di parlare di IGA !!!  Molti appassionati di birra e non, si domanderanno di cosa si tratta questo acronimo e di che genere di birra stiamo parlando.

Non è un tipo di birra ma è uno stile di birra vero e proprio, al 100% Italiano… E’ nato e viene prodotto solamante in italia è rientra addirittura nella famosa Beer Judge Certfication Program 2015. 

Le IGA sono un connubio tra la nuova cultura birraia italiana e la vecchia cultura enologica radicata da secoli nella nostra penisola. Queste birre infatti sono un insieme di mosto d’orzo e mosto d’uva con una proporzione bilanciata di entrambi.

Ma vediamo ora come vengono classificate e descritte dal BJCP 

UnknownPosizionamento suggerito di stile: Categoria 29 (Birra di frutta)
Impressione generale: Una birra italiana talvolta rinfrescante e talvolta più complessa caratterizzata da varie varietà di uve.
Profumo: Le caratteristiche aromatiche di una particolare uva devono essere evidenti, ma non dovrebbero sopraffare gli altri aromi. Il carattere dell’uva / vino dovrebbe essere piacevole e non dovrebbe avere difetti come l’ossidazione. Il carattere del malto è di solito frenato, mentre l’aroma del luppolo può variare da medio basso a quello assente. Alcuni esempi possono avere un carattere selvatico basso o moderatamente basso descritto come barnyard, terroso, caprino, ma non dovrebbe essere così intenso come in un lambic . Nessun presenzza di diacetile.
Aspetto: Il colore può variare dall’oro al marrone scuro. Il colore rossastro / rubino è di solito dovuto all’utilizzo di varietà di uva rossa. Bianco alla testa rossastra con generalmente una ritenzione media bassa. La chiarezza è generalmente buona, ma può essere influenzata dall’uso dell’uva.
Sapore: Molte interpretazioni sono possibili. Come per l’aroma, il carattere dell’uva (mosto o vino) deve essere presente, ma può variare da sottile a medio intensità. Le varietà di uva possono contribuire in modo diverso al profilo del sapore: in generale i sapori di frutta tropicale (pesca, albicocca, ananas) possono provenire da uve bianche e sapori di frutta rossa (ad esempio, ciliegia, fragola) dalle varietà di uve rosse. Altro carattere fruttato di origine fermentativa è anche comune. Possono essere utilizzati diversi tipi di malto speciali, ma devono essere sostenitori ed equilibrati, non tanto importanti da sovrastare la birra base. Il carattere di cioccolato arrostito e / o forte è inopportuno. Alcune note acide sono comuni e possono contribuire a migliorare la bevibilità ma non devono essere prominenti come nella birra fiamminga / Lambic. I sapori di quercia, insieme a alcune note barnyard, terrosi, capricciose, provenienti dall’invecchiamento in barili possono essere presenti ma non devono essere predominanti. I sapori di amarezza e luppolo sono generalmente bassi. Diacetilico da molto basso a nessuno.
1.055 – 1.065 1.008 – 1.015 5,0 – 6,5%.
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Mouthfeel: La carbonazione media-alta migliora la percezione dell’aroma. Il corpo è generalmente da basso a medio e una certa acidità può contribuire ad una maggiore percezione di secchezza. Esempi forti possono mostrare un po ‘di riscaldamento, ma senza essere caldo o solvente.
Storia: prodotta da molte birrerie artigianali italiane negli ultimi anni, rappresenta una comunione tra birra e vino promossa alla grande disponibilità locale di varie varietà di uva in tutto il paese. Possono essere espressione di territorio, biodiversità e creatività del produttore. Normalmente considerato birra di specialità nell’ambito dei prodotti della birreria.
Ingredienti: Pils o malto di base pallido con alcuni additivi (se esistenti) o malti speciali. Il contenuto di uve può rappresentare fino al 40% di tutta la frantumazione. Il mosto d’uva o seba (a volte bollito prima dell’uso) può essere utilizzato in diverse fasi: bollire, fermentazione primaria / secondaria o invecchiamento. Il lievito di vino può mostrare un carattere neutro (più comune) o un profilo fruttato (ceppi di origine inglese e belga). Un’ampia gamma di varietà di luppolo può essere usata in quantità ridotte per non caratterizzare eccessivamente la birra.
Statistiche vitali: OG: 1.043 – 1.090 IBUs: 10 – 30 FG: 1.007 – 1.015 SRM: 5-30 ABV: 4.8-10%
Esempi commerciali: Montegioco Tibir, Montegioco Open Mind, Birranova Moscata, LoverBeer BeerBera, Loverbeer D’uvaBeer, Birra del Borgo Equilibrista, Barley BB10, Barley BBevò, Cudera, Pasturana Filare !, Gedeone PerBacco! Toccalmatto Jadis, Rocca dei Conti Tarì Giacchè.

Parliamo dunque di un birra molto volubile come ricetta, si parla di malti base come il Pils con aggiunta di qualche malto speciale che dia un pò più di corpo ma non aggiunga gusti troppo caramellati o altro.

L’ utilizzo del mosto d’uva è soggettivo, si possono utilizzare mosti di uve bianche o rosse a seconda di che fragranze e oromi si vogliono dare alla propria birra.. Solitamente però queste note fruttate non devono sopraffare troppo quelle derivanti dai malti e dai luppoli, infatti le percentuali di inoculo sono inferiori del 40% dell’ intera massa fermentabile.

I tempi di inoculo possono essere svariati, alcuni birrifici aggiungono il mosto d’uva  fresco o concentrato direttamente nelle ultime fasi di bollitura o durante la fase di fermentazione. La scelta dei lieviti anche qui può essere varia, infatti possono essere utilizzati lieviti prettamente per birre ad alta fermentazione o lieviti specializzati per le uve. I tempi di fermentazione sono lunghi, solitamente superiore ad un anno, dove il mosto viene lasciato fermentare in bottiglia o in botti di legno per permettergli di prendere una nota vigorosa.

Consigliamo a tutti di provare ad assaggiare queste birre che si distinguono da tutto il mondo della birra… e Salute!!

Vendemmia .. Solfitanti e Lieviti

Cari amici appassionati di vino, oggi volevo parlarvi del’ importanza del’ utilizzo dei solfitanti e dei lieviti nella vostra piccola o grande vendemmia. Da anni noi consigliamo e sollecitiamo i nostri clienti ad utilizzare questi prodotti al fine di migliorare il vostro vino, ma soprattutto a non danneggiarlo.

Molti sono ancora convinti che il vino vada fatto come una volta, senza aggiunta di nulla e senza aiuti … e sinceramente sono pienamente d’accordo con loro !! Ma purtroppo le cosa cambiano e molte volte bisogna adattarsi ai nuovi cambiamenti; ma ora vediamo cosa effettivamente sono questi benedetti solfitanti e lieviti !!

UnknownIl SOLFITANTE è diventato un pò lo spauracchio di tutti, ma non è nient’altro che il coadiuvante della vostra fermentazione !! Ma vediamo ora nello specifico di cosa è composto e qual’è il suo effetto ..

COMPOSIZIONE: potassio metabisolfito 60 %, ammonio fosfato bibasico 22 %, ammonio solfato 18 %.

 

DOSE: a seconda dello stato di maturazione delle uve. Mediamente 15/25 gr/Qle sulle uve rosse. Sulle uve bianche 15/20 gr.

CARATTERISTICHE: polvere bianco-giallastro con leggero odore di solforosa. Agisce come regolatore della fermentazione, esaltando l’azione dei lieviti ellittici ed inibendo i lieviti selvaggi. Inibisce l’effetto anti fermentativo presente sulle uve trattate con agenti anti-muffe. L’uso del Solfitante consente una maggior resa alcolica, un colore più accentuato e definito nei vini rossi e una migliore serbevolezza dei vini. L’azione antimicrobica del metabisolfito, unita alla buona alimentazione dei lieviti, garantita dai sali di ammonio, prevedono alla diminuzione delle lunghe e stentate fermentazioni.

UTILIZZO: aggiungere il prodotto sulle uve alla pigiatura, oppure subito dopo, comunque prima della fermentazione. Indispensabili successive follature e/o rimontaggi.

lievito_zymoferm_cerevisiae

LIEVITI, appartenenti alla famiglia dei saccharomyces cerevisiae, sono gli stessi lieviti presenti nelle vostre uve, ma vediamo nello specifico cosa sono.

COMPOSIZIONE:

lievito secco attivo saccharomyces cerevisiae estratto da uve di annate precedenti.

APPLICAZIONI: specifico per enologia; si impiega sia per le fermentazioni primarie, ma può trovare valida utilizzazione anche in caso di arresti fermentativi.

CARATTERISTICHE: scarsa produzione di schiuma; elevata attività fermentativa; basse produzioni di acidità volatile; opera da 10 a 11 sino a circa 38 ° C di temperatura; tollera sino a 70 mg/l di so2 libera;esalta le caratteristiche organolettiche dell’ uva.

UTILIZZAZIONE: di norma si impiegano 10 / 20 gr/Hl reidratando preventivamente il prodotto in acqua tiepida zuccherata. Si procede reidratando per esempio 500 gr di prodotto in 5 lt di acqua tiepida (35-40°) e 250 gr di zucchero. Dopo 15 minuti agitare la soluzione e aspettare che la soluzioni monti di volume, successivamente addizionare al mosto ed infine rimestare. Per lunghe o stentate fermentazioni, in cui il vino rimane dolce e non arriva a 0 sul mostimetro, è utile e necessario intervenire con una dose di 30/50 gr/Hl.

CONSERVAZIONE: in ambienti  freddi con scarsa umidità. Mantiene cira 25 miliardi di cellule attive per grammo anche dopo un anno.

Ricordiamo a tutti la loro importanza per ottenere il massimo dal vostro vino e non avere brutti scherzi !!

Vi aspettiamo tutti presso il nostro esercizio commerciale per ulteriori spiegazioni e chiarimenti

Vino o Birra ??

Ora dell’ aperitivo e non sai ancora cosa bere ?? Il dubbio che ti pervade è quello se dissetarti con un bel bicchierone di birra o degustarti con tutta tranquillità un bel calice di vino con i tuoi amici ??

Qui sotto potrete tovare una breve ed illustrativa guida per chi ha dei gusti decisi ma indeciso su cosa bere !!

Dunque … Salute !!

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L’ ABC dell’imbottigliamento (parte 2)

…Riprendiamo il discorso lasciato nell’ articolo precedente L’ ABC dell’imbottigliamento (parte 1)

1.La preparazione delle bottiglie

schermata-2016-12-15-alle-11-08-56E’ importantissimo utilizzare sempre bottiglie ben pulite e asciutte, quindi se non sono nuove lavatele bene prima di riempirle. Per il lavaggio è in genere sufficiente l’acqua calda e in caso di incrostazioni e depositi resistenti la pulizia con uno spazzolino idoneo e detergenti  professionali  che non trasmettono al vino odori e gusti strani. Dopo il lavaggio fate asciugare le bottiglie capovolte molto accuratamente: anche una piccola traccia di umidità può rovinare il vino.

Dunque, prima di iniziare il travaso è importantissimo avvinare le bottiglie facendo passare un po’ di vino fino a bagnare tutta la parete interna, per togliere qualunque traccia di umidità, (il vino utilizzato può essere passato da una bottiglia all’altra).

2.Il travaso

I vini acquistati presso cantine professionali non necessitano di ulteriori lavorazioni, pertanto non è necessario filtrarli.

Ponete la damigiana su un piano più alto rispetto a quello delle bottiglie e iniziate il lavoro con la cannula da travaso (dalle nostre parti cantabrina o cantabruna) facendo in modo che il vino fluisca lentamente lungo le pareti della bottiglia.

Quando iniziate il travaso è meglio completare il lavoro sino a svuotare completamente la damigiana: nel caso in cui debba restare per diversi giorni mezza vuota, l’eccessiva ossigenazione potrebbe pregiudicare la qualità del vino rimasto.

A questo proposito, vorremmo farvi presente la praticità del bag in box: questo contenitore certo manca di fascino e di romanticismo ma presenta, rispetto alla damigiana, alcuni vantaggi pratici:

  • se interrompete il travaso, il vino non può incorrere nel rischio di ossidazione perché, mano a mano che si svuota, la sacca interna in plastica si accartoccia su se stessa impedendo all’aria di entrare
  • la scatola in cartone è molto maneggevole, può essere facilmente collocata su un ripiano più alto ed è munita di un piccolo rubinetto per cui per riempire le bottiglie non avrete bisogno di utilizzare la cannula.

Ancora un consiglio: non riempite troppo le bottiglie (lasciate circa un paio di centimetri dal tappo, un po’ di più se il vino è mosso o frizzante) perché con il caldo il vino aumenta di volume e potrebbe smuovere il tappo e fuoriuscire oppure rompere la bottiglia. Terminato il lavoro è opportuno lavare subito bene con acqua calda la cannula, farla asciugare e riporla in un luogo pulito e asciutto.

3.La tappatura

schermata-2016-12-15-alle-11-09-30Qualsiasi tappo scegliate sarà necessario attrezzarsi con una macchinetta apposita.

Per una questione igienica è meglio non maneggiare troppo i tappi prima dell’imbottigliamento. Non riutilizzare assolutamente tappi già adoperati, di nessun genere, poiché non garantiscono una chiusura perfettamente ermetica.

Tappate le bottiglie appena terminato il lavoro così da non lasciare troppo a lungo il vino a contatto con l’aria, fatto che, come già detto, può compromettere le qualità organolettiche del vino.

Dopo l’imbottigliamento occorre lasciar riposare il vino in bottiglia per un paio di giorni prima di poterlo consumare.

4.La conservazione del vino

E’ molto importante conservare le bottiglie in un luogo fresco senza eccessivi sbalzi di temperatura con poca o senza luce e senza odori.

Le bottiglie possono essere conservate sia in orizzontale che verticale. In genere la posizione orizzontale è consigliata per i vini da invecchiamento ma, come già detto, per questi vini non è il caso di cimentarsi con l’imbottigliamento domestico: è consigliabile esaurire la scorta domestica entro un anno dall’imbottigliamento.

Infine, vi suggeriamo di completare il vostro lavoro con delle etichette che, oltre a conferire un aspetto più “professionale” alle vostre bottiglie, aiuteranno a ricordare la qualità, la provenienza e soprattutto l’annata del vino contenuto all’interno e quindi vi aiuteranno a non lasciare indietro bottiglie che non possono essere invecchiate.

L’ ABC dell’imbottigliamento (parte 1)

Molte persone amano ancora curare il proprio vino imbottigliandolo da sé e, in tempo di crisi, questo piacere del “fai da te” può consentire anche un piccolo risparmio utile al bilancio familiare. E’ possibile invece acquistare ottimi vini, sia rossi che bianchi, anche a prezzi accessibili, che si prestano ad essere consumati giovani e per questo più adatti ad una gestione casalinga.

è possibile acquistare vino sfuso, rosso o bianco, in damigiane da 23, 28 o 34 litri oppure in bag in box da 5,10 o 20 litri. Inoltre è possibile utilizzare per l’acquisto anche contenitori propri di differente capacità.

Vediamo ora come procedere:

1.La scelta delle bottiglie

In linea teorica diversi tipi di bottiglie si sposano a diversi tipi di vino ma, trattandosi di un consumo familiare, possiamo restringere al massimo la scelta.

schermata-2016-12-15-alle-10-13-16A noi piace molto la bordolese, attualmente la più utilizzata, adatta ad imbottigliare vini bianchi e rossi. Il successo della bordolese ha molti fondati motivi: la spalla larga trattiene eventuali depositi che possono essersi formati sul fondo ma non solo: è generalmente piuttosto leggera e offre una buona presa per cui risulta molto maneggevole, ha una base stretta che facilita lo stoccaggio e, di norma, è disponibile in diverse varietà di colore (bianco, verde e marrone) così da soddisfare un po’ tutte le esigenze.

schermata-2016-12-15-alle-10-14-35Se preferite una linea più classica, vi suggeriamo l’emiliana, è una bottiglia più resistente perché nasce per i vini mossi come il lambrusco, ed è facilmente reperibile nelle rivendite dove, in genere, si può acquistare a prezzi più convenienti e in piccoli lotti.

Quale colore? In genere per i vini rossi è indicato il colore marrone o verde e per i bianchi o rosati verde o bianco (per poter godere dei riflessi del vino). Tuttavia è importante ricordare che il vino soffre l’eccessiva esposizione alla luce e quindi se non potete proteggere adeguatamente le vostre bottiglie vi consigliamo di scegliere un colore scuro anche per i vini bianchi.

Bottiglie o bottiglioni? Nella bottiglia aperta il vino tende a ossidarsi e a perdere le proprie caratteristiche organolettiche piuttosto rapidamente. Se quindi non avete una famiglia molto numerosa vi consigliamo sicuramente le bottiglie da tre quarti. Se invece siete soliti aprire il vino in occasioni conviviali potete anche tranquillamente utilizzare bottiglioni da un litro e mezzo.

2.La scelta del tappo

Quella del tappo non è una scelta scontata: meglio approfondire le caratteristiche delle diverse tipologie di tappo per decidere qual’è la più adatta al tipo di vino acquistato e al proprio consumo

Old corks

In linea di massima vi consigliamo il tappo di sughero tradizionale (monoblocco di almeno 4,5 centimetri di lunghezza) oppure i tappi sintetici che possono essere una valida alternativa, specie se pensate di consumare il vostro vino nel giro di un anno, come di solito è per una scorta casalinga. Ma per i tappi sintetici di qualità il prezzo non scende molto. Un po’ di risparmio si po’ ottenere con l’acquisto di tappi di sughero agglomerato.

I tappi acquistati in eccesso possono essere conservati (non troppo a lungo se di sughero) per gli imbottigliamenti successivi purché ben chiusi e posti in un luogo pulito e asciutto (specie se di sughero). Leggete l’articolo con i consigli per la scelta del tappo, il suo utilizzo e per la consrevazione dei tappi di sughero per il vino.

tappi a vite e  i tappi a corona sono le tipologie più economiche e negli ultimi tempi sono rivalutati anche dal mondo professionale (ma nell’imbottigliamento professionale i tappi a vite sono differenti perché hanno un colletto di sicurezza e la capsula, quindi isolano molto di più il vino). E’ però importante controllare il buono stato del tappo (non riciclate i tappi a corona) e effettuare con cura la tappatura per evitare una precoce ossidazione e degradazione del vino.
Per precauzione, utilizzarteli solo se pensate di consumare il vino entro un periodo di tempo davvero breve.

3.La scelta del momento

La tradizione ci tramanda alcuni precetti su il periodo, il clima e la luna migliore per imbottigliare.
Per quanto riguarda il periodo dell’anno, dipende dalle vostre intenzioni:

  • se vi fa piacere imbottigliare un vino giovane, non vi dispiace un leggero residuo zuccherino che nel tempo potrebbe rendere il vino leggermente vivace, desiderate conservarne il più possibile le caratteristiche floreali e fruttate e se pensate di esaurire la vostra scorta entro l’anno, allora il periodo migliore per imbottigliare è intorno al mese di marzo(tradizionalmente all’inizio della primavera o nei giorni pasquali);
  • se invece preferite un vino più stabile e un po’ più maturo, che possa tranquillamente affrontare una giacenza in bottiglia di un paio danni e forse anche di più, allora dovrete attendere la fine dell’estate, agosto-settembre.

Anche sulle condizioni meteo ci sono delle raccomandazioni come, ad esempio, di imbottigliare in giornate senza pioggia e vento e non troppo fredde… tuttavia per i vini stabili, come quelli acquistati presso cantine professionali, e se si imbottiglia in un luogo chiuso e riparato queste non sono prescrizioni vincolanti.

La scelta della luna invece è un fattore importantissimo nella tradizione poiché le fasi lunari influenzerebbero significativamente alcune caratteristiche del vino. In effetti la scienza nega che la luce solare riflessa dalla luna o il magnetismo che ad esempio influenza le maree sortiscano alcun effetto sul vino in cantina.
E allora, se non bevete il vino solo per dissetarvi e non imbottigliate solo per risparmiare ma vi piace immergervi nella cultura e nella tradizione che il vino esprime, consultate il nostro calendario Le lune del 2018

Ricordate soprattutto di travasare il vino dalla damigiana prima possibile e comunque entro 20 giorni dall’acquisto; la damigiana non garantisce un buon livello di conservazione del vino per via della sua fragilità e per la difficile protezione all’aria. Per vini soggetti a rifermentazione, che possono diventare anche molto vivaci, come la bonarda, è opportuno imbottigliare entro due o tre giorni a massimo dall’acquisto.